Il pensiero di Neumann: la teoria dei giochi

C’è chi la teoria dei giochi la conosce per via dei suoi studi in economia o matematica, chi perché ha visto il film con un magistrale Russel Crowe “A beautiful mind” e chi perché l’ha dovuta conoscere per migliorare e perfezionare le proprie tattiche quando si gioca a carte tra amici o al Casinò.
Origini della teoria dei giochi: Neumann e Morgenstern
La teoria dei giochi ha un’origine lontana che affonda le radici nel 1654 in un carteggio di Blaise Pascal e Pierre de Fermat. La nascita moderna, invece, la si fa risalire all’uscita del libro “Theory of games and economica behavior” di John von Neumann e Oskar Morgenstern nel 1944.
Colui che durante il Novecento ha dato il maggiore contributo a questa affascinante teoria è John Nash, matematico statunitense e premio Nobel per l’economia, a cui è dedicato il film di cui Crowe è protagonista. Ma a che cosa si fa riferimento esattamente quando si parla di Teoria dei giochi? Si tratta di giochi d’azzardo, scommesse sportive, scommesse bonus? In un certo senso, sì.
Si tratta essenzialmente di una teoria che tenta di definire e dare una spiegazione concreta al comportamento delle persone quando si trovano in una situazione che può portare alla spartizione di un oggetto del desiderio o alla vincita di quest’ultimo da parte di una.
Detta ancora più facile, ci aiuta a trovare la strategia più semplice da seguire in una situazione di competizione, gara e rivalità. Sono diverse le applicazioni di questa teoria: da un tavolo da gioco, a una partita a scacchi fino ad arrivare all’andamento del mercato e dell’economia.
Prima di ipotizzare una situazione per comprendere al dettaglio di cosa si sta parlando, occorre specificare alcuni presupposti che non possono mancare per applicare la teoria. Chi partecipa alla “partita” deve giocare per vincere e massimizzare la vincita. La situazione impone un numero finito di decisione che possono essere prese dai partecipanti, ogni decisione presa ha risvolti positivi o negativi (non neutri), il gioco può essere cooperativo o non cooperativo.
Teoria dei giochi nel poker
Conoscete una situazione in cui le circostante appena elencate sono tutte presenti? Probabilmente avete pensato a un gioco di carte, ed è proprio qui che vogliamo arrivare. Proviamo a fare un esempio con il gioco del poker, in particolare in una delle sue dinamiche che rende questo gioco così affascinante: il bluff.
La chiave per applicare la teoria dei giochi al poker è capire che ci sono diverse modalità per farlo, ma prima occorre capire, come Von Neumann ha dimostrato, che in queste modalità non sempre la fortuna aiuta colui che fa la mossa più coraggiosa, anzi.
La migliore strategia, da attuare nelle situazioni come il poker, è ridurre al minimo la massima perdita possibile, il tutto è spiegato nel “teorema di minimax”.
Teorema di Minimax
Come fare? Bisogna definire e immaginare il peggiore scenario possibile; solitamente si tratta di un avversario che in mano ha le carte migliori possibili e optare per l’azione che ci rende meno vulnerabili nel caso, quanto ipotizzato, dovesse per nostra fortuna realizzarsi.
L’obiettivo sarà quello di non scegliere in base a probabilità statistiche, ma di mettersi nei panni di colui che siede al tavolo verde innanzi a voi. E se comparisse un asso e si alzasse la posta?
Con la teoria dei giochi è possibile capire e prevedere ogni esito possibile, valutando i rischi nel caso si decida di lasciare o restare.
Insomma, quanto vi abbiamo appena elencato è solamente la punta dell’iceberg della teoria e per approfondire veramente occorre armarsi di pazienza, conoscenze matematiche e ancora tanta pazienza, ma i risultati, una volta che si ha imparato a usarla, e non solo nel poker, saranno senz’altro garantiti.