Leonardo Da Vinci: arte e poetica di un artista intramontabile

Ci sono poche parole per definire un uomo quale è stato Leonardo Da Vinci. Un autentico genio, la grandezza è riconosciuta anche a distanza di secoli.
Breve introduzione
Sul fatto che Leonardo Da Vinci sia universalmente riconosciuto come uno dei più grandi artisti italiani, sembra che ci sia poco da discutere. Grazie al suo estro creativo e alla sua voglia di osare, infatti, Leonardo Da Vinci riuscì in breve tempo ad affermarsi nelle più grandi corti italiane, conquistandosi il rispetto dei Signori che erano ben lieti di svolgere il loro ruolo di mecenati, ospitando un artista di tale talento.
Ciò che non tutti sanno è che la poetica di questo artista è in realtà molto più articolata di quanto potrebbe sembrare: gli studi di Leonardo da Vinci durarono praticamente per tutta la vita dell’artista e abbracciarono tanti campi del sapere, tanto da poter parlare di un vero genio rinascimentale. Cerchiamo di comprendere insieme l’arte di questo simbolo della cultura italiana, analizzando alcuni dettagli biografici e cercando di ricavare le informazioni che ci occorrono per creare un ottimo ritratto di Leonardo Da Vinci. Se volete saperne di più su Groupon, a volte è possibile trovare offerte speciali per i vostri acquisti di libri.
Leonardo pittore
Secondo le prime fonti scritte, riportate da Vasari nella sua celebre opera “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori” (ma conosciuta anche con il semplice titolo di “Vite”), Leonardo da Vinci venne accompagnato dal padre a Firenze, presso la bottega del Verrocchio, per apprendere l’arte della pittura. Si trattava di un’usanza molto diffusa all’epoca: i giovani promettenti venivano invogliati a dedicarsi alla pittura proprio dalla famiglia e, per iniziare il loro lungo apprendistato, venivano accolti nelle botteghe di artisti già affermati che incaricavano loro delle piccole commissioni.
Si dice, infatti, che il giovane Leonardo Da Vinci trascorse i primi mesi del suo tirocinio impastando i colori e osservando la pittura del Verrocchio, dedito ad ultimare le opere che a lui erano state commissionate dalle famiglie più in vista della città. In questa prima fase, Leonardo riuscì ad osservare da vicino non solo i metodi di lavorazione delle tele, ma anche gli effetti della luce e la loro capacità di valorizzare determinate tonalità di colore. Inoltre, è proprio in questi anni che Leonardo comprende che il migliore stimolo per l’arte è l’osservazione attenta della realtà: è sempre Vasari a raccontare che il futuro maestro, ancora bambino, amasse sezionare animali e piante per osservare l’interno e comprendere a fondo la composizione di ogni cosa.
In età adulta, prima della totale celebrazione a maestro indiscusso della pittura, Leonardo avrebbe composto un suo personale trattato di anatomia in cui avrebbe incluso alcune osservazioni dal vivo fatte su cadaveri ancora caldi, appena sezionati e di cui aveva ammirato i movimenti interni. Simili descrizioni possono sembrare forti per il lettore moderno ma erano il solo modo concesso agli studiosi più curiosi per comprendere a fondo la natura delle cose.
Lo studio sulla luce
Le osservazioni relative alla pittura, alla luce e agli studi compiuti nel corso della sua vita vengono riportate da Leonardo Da Vinci nel suo “Trattatto di Pittura“. Qui, l’artista racconta di aver osservato come nelle giornate uggiose il sole non riesca a filtrare per bene attraverso le nuvole e, pertanto, la luce non sia in grado di illuminare bene gli oggetti. Il risultato è una sorta di “mezza luce” che scolpisce gli oggetti e dona loro un’aura di eleganza e di raffinatezza che rende il soggetto dipinto nobile e piacevole da ammirare. La riflessione sui giochi di luce fatta da Leonardo merita ancora qualche attenzione.
Il chiaroscuro che ha reso noto l’artista non deriva da un semplice accostamento di neri ma da una sfumatura che rende il nero intenso un grigio, in un continuo miscelare di colori chiari e scuri che permette di delineare le forme e di farle emergere con eleganza.
Ciò non vale solo per i soggetti umani, ma anche per lo spazio: gli ambienti vengono modulati con attenzione, aggiungendo profondità e dando un senso di libertà ai confini che sarebbero stati altrimenti opprimenti. Sia la natura che gli spazi chiusi e i soggetti umani contribuiscono a rendere luminosi i dipinti, senza però che il colore abbia un ruolo fondamentale: lo stesso Leonardo afferma come il colore sia solo un accessorio, mentre la maggior parte della luminosità venga data dalle sfumature delle tonalità più scure.
Le opere
Le prime opere di Leonardo Da Vinci risentono ancora degli influssi del suo maestro. Nella bottega del Verrocchio, il giovane Leonardo aveva sviluppato un certo interesse per la volumetria e l’attenta disposizione delle figure nello spazio. Emblema di ciò sarebbe la Madonna del Garofano, opera dipinta dal maestro quando si trovava ancora nella bottega del Verrocchio. Qui, la Madonna viene ritratta nel momento in cui sta offrendo un garofano al Bambino che tiene in braccio e che si allunga per prendere il fiore. Aver fermato l’azione nel suo svolgimento è certo una novità per l’epoca, anche se il gesto manca di quello slancio che sarà poi tipicamente caravaggesco.
In questa fase, a giocare un ruolo di particolare interesse nella ricerca leonardesca sono non appena i soggetti ma gli sfondi: arbusti, foglie, alberi e fiori non mancano mai di deliziare lo spettatore con la loro bellezza. A questo proposito, sarebbe impossibile non parlare della magnifica Annunciazione, conservata oggi agli Uffizi e simbolo delle ricerche dal vero che il maestro stava continuando in quei mesi. La Vergine, alla quale viene annunciata la sua imminente gravidanza per volere dello Spirito Santo da parte dell’Arcangelo Gabriele, viene mostrata seduta su una panca, in un giardino lievemente illuminato ma in pieno risveglio. Osservando la luce azzurrina che illumina i protagonisti del dipinto e gli oggetti che li circondano, molta critica ha affermato che la scena si svolge probabilmente in primavera, con un significato ovviamente allegorico: il risveglio della natura comunica direttamente con il risveglio della Fede cristiana. Ogni parte del dipinto sembra essere animata: a partecipare al momento di gioia e stupore non è solo la Vergine, ma anche i fiori e gli arbusti che la circondano, regalando alla scena un’aura di mistero e di bellezza che non ha eguali.
Il vero momento di svolta della ricerca leonardesca può essere rappresentato dalle due versioni della Vergine delle Rocce. La prima, risalente al 1483, mostra una fiera partecipazione del paesaggio al momento di gioco ma, più che accompagnare il movimento della Madonna che abbraccia San Giovannino e il Bambino, la percezione che ha lo spettatore è di osservare una natura matrigna, malevola e forse presagio del sacrificio di Cristo. Decisamente diverso il rapporto con il paesaggio nella seconda versione del dipinto: i colori, più chiari e luminosi, rendono l’atmosfera festosa e spensierata: Cristo si è fatto uomo e, in quanto tale, vive la sua infanzia con spensieratezza e con l’ingenuità di qualsiasi altro bambino.
A completare questa panoramica sullo stile pittorico di Leonardo da Vinci non può non essere la Gioconda, ritratto commissionato da Francesco del Giocondo e raffigurante la di lui moglie, Monna Lisa Gherardini. Al di là del soggetto, spesso discusso e origine di differenti letture critiche dell’opera, ciò che in questo luogo si desidera portare all’attenzione del lettore è lo sfondo: in un contesto naturale ma ormai poco affine agli scenari mostrati in gioventù, Leonardo sceglie di creare un ambiente quasi futuristico, forse post apocalittico ma di certo immaginario, puro scenario di sperimentazione che offre agli spettatori la possibilità di ammirare la vastità della fantasia del maestro.